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Lancia Lambda

Lancia Lambda

Foto: MartinHansV.

Notizie: Secondo gli storici dell’automobile, la Lancia Lambda è considerata il primo dei due capolavori di Vincenzo Lancia (il secondo sarà, nel 1936, l’Aprilia): effettivamente le idee messe in atto si riveleranno qualcosa di profetico, schiudendo orizzonti impensati. La Lambda nasceva ufficialmente nell’autunno del 1922, quando veniva esposta ai Saloni di Parigi e Londra ma la produzione vera e propria (e le consegne) iniziavano verso la metà del 1923. L’atto di nascita della Lambda risale però all’immediato dopoguerra, esattamente al 7 dicembre 1918, giorno in cui Vincenzo Lancia deposita la richiesta per il brevetto (rilasciato poi il 28 marzo 1919, col numero 171922) di un nuovo modello di autovettura: il veicolo rappresentato negli schizzi tecnici ha la forma di un fuso, radiatore di forma circolare, la sospensione anteriore (semi-indipendente) a balestra trasversale, ma la caratteristica più rivoluzionaria è la soppressione del telaio convenzionale a longheroni sostituito da una membratura portante in lamiera imbutita disposta in maniera tale da far lavorare la scocca della vettura come una trave unica. Il pianale risulta sensibilmente abbassato perché l’albero di trasmissione, abbandonata la classica sistemazione al di sotto del pavimento, è qui posizionato in un tunnel che passa all’interno dell’abitacolo (i passeggeri, dunque, vengono a sedere ai lati dell’albero di trasmissione anziché al di sopra di esso). Secondo la testimonianza di Pinin Farina, l’idea della scocca portante sarebbe venuta al Lancia osservando la struttura di una nave in navigazione, mentre quella delle sospensioni anteriori indipendenti origina da un incidente – la rottura di una balestra anteriore – accaduto allo stesso Vincenzo Lancia nel corso di un viaggio con una Kappa ed imputata ai continui notevoli sobbalzi dell’avantreno sul terreno sconnesso. Secondo il Cav. Battista Falchetto – intervistato molti anni dopo – la prima riunione in cui il patron rivelava l’intenzione di realizzare una nuova vettura la cui struttura sopportasse gli organi meccanici senza ricorrere al classico telaio, risale al marzo 1921. In quella occasione, monsù Vincenzo esponeva anche l’idea di una sospensione anteriore da realizzare in modo tale da rendere le due ruote indipendenti: anche se questa soluzione tecnica non era in assoluto una primizia (già più di vent’anni prima, nel 1898, la vetturetta francese Decauville montava una sospensione a ruote indipendenti) si trattava comunque della prima applicazione su di una vettura di serie di una certa diffusione. Sarà lo stesso Falchetto a sottoporre al “patron” una serie di schizzi (14 in tutto) con diverse soluzioni, tra le quali scegliere quella ritenuta più valida. La Lambda prendeva forma: sotto l’occhio vigile del Lancia, i progettisti Rocco e Cantarini realizzavano il motore a 4 cilindri a V stretto rotante al bel regime di 3250 giri, mentre Scacchi (responsabile del reparto esperienze) ne eseguiva la messa a punto. Il 1 settembre 1921 il primo prototipo Lambda era pronto e Vincenzo in prima persona, accompagnato da Luigi Gismondi, iniziava i collaudi portandosi da Torino al colle del Moncenisio. Molte le variazioni che dal prototipo condurranno alla versione definitiva: la più importante sarà l’adozione dei freni anche sulle ruote anteriori (il prototipo ne era privo, proprio perché – curiosamente – Vincenzo Lancia aveva sempre mostrato diffidenza verso questa innovazione tecnica). Laboriosa si rivelerà anche la messa a punto della sospensione anteriore: poiché il sistema scelto era del tipo “a cannocchiale” (montanti telescopici con molle elicoidali disposte concentricamente ai montanti) non si poterono montare i soliti ammortizzatori a frizione e si dovette studiare l’adozione di un tipo di ammortizzatore idraulico a sua volta concentrico alla molla della sospensione. Grazie alla sospensione a ruote indipendenti ed alla rigidità della scocca, la tenuta di strada della Lambda risulterà di gran lunga superiore a quella delle altre automobili contemporanee, in particolare sui fondi sconnessi (ovvero sulla stragrande maggioranze delle strade dell’epoca) tanto da farne una vettura dalle prestazioni “stradali” notevoli, malgrado una potenza del motore buona ma non eccelsa ed una velocità massima che, nelle prime serie, sarà inferiore ai 115 Km/orari (nelle serie successive, salirà poi sino ad oltrepassare la soglia dei 120 all’ora). Parecchie Lambda vennero impiegate nelle competizioni dove, a partire dalla seconda metà degli anni’20, si distinsero nella loro classe di cilindrata (la classe “3 litri” dei gruppi Turismo e Sport). La Lambda avrà una vita abbastanza longeva dal momento che sarà commercializzata in Italia per oltre 8 anni, dalla metà del 1923 sino all'autunno del 1931 quando, in occasione del Salone di Parigi, la Casa torinese lancerà la più convenzionale ed economica Artena. Il totale di esemplari costruiti in 9 serie successivi risulterà di circa 13.000 (le diverse fonti forniscono dati discordanti ma le differenze sono di poco conto, visto che si va da un minimo di 12.999 ad un massimo di 13.003 "pezzi"). Venduta ad un prezzo elevato ma non proibitivo (in Italia la torpedo prima serie costava 43.000 lire) la La Lambda ebbe successo anche sui mercati esteri, dove venne venduta con una certa facilità: mancano i dati riguardanti il periodo 1923-25, ma nel quinquennio che va dal’26 al’30, le esportazioni assorbirono più del 40% della produzione.


Stato: Tuvalu

Anno: 2006